Non è tutto "Pane e politica"...

E� sabato sera ma non sembra. Sono da poco passate le otto e mi ritrovo in un corso Mazzini deserto, attraversato solo dal vento e da chi non ci dovrebbe essere: qualche macchina che percorre incerta un�isola pedonale senza pedoni e senza vita.
E� l�ennesima occasione persa, l�ultima delle incompiute, quella pi� amara e tragica perch� a mancare non � un po� di bitume o qualche pilastro di cemento ma un�idea nuova di citt�.
Catanzaro dorme, apre gli occhi infastidita per una puntata su Rai Tre o per i rumori che provengono dal palazzo di Giustizia ma si gira immediatamente dall�altra parte e riprende il suo sonno profondo. Catanzaro langue e continua la sua caduta verso il baratro con un sottofondo di parole sempre uguali. Sempre inutili.
Il sogno � finito e all�orizzonte c�� il vuoto. Il sogno si � chiamato capoluogo e ha alimentato trent�anni di illusioni e di sbagli irrimediabili. Quando Angelo Mamm� segnava il gol della prima promozione in Serie A, Catanzaro pensava di divenire una grande citt�, un centro strategico e si inebriava di uffici e potere. Questa citt� ha attratto in pochi anni trentamila persone e in cambio gli ha dato il Corvo, l�Aranceto e palazzoni di sette piani in bilico su qualche burrone, questa citt� ha visto spuntare gli uffici, gli assessorati e i fondi comunitari ma li ha trasformati in clientele, ville sul mare e potentati di ogni genere. Mentre le tasche di molti catanzaresi diventano finalmente piene, l�anima di questa citt� si svuotava di ogni risorsa morale.
Il capoluogo � stato il sogno industriale di Catanzaro, ovvero l�idea nefasta che progresso e sviluppo fossero per sempre assicurate da quell�insediamento, non siderurgico ma politico, e che in suo nome fosse necessario rinunciare alla cura del territorio, fosse possibile dismettere ogni altra attivit� economica, fosse inutile battere ogni altra via. E come in altre citt� del Sud la fine della festa, l�amara scoperta che le risorse non erano infinite, ha aperto un vuoto tragico e una sostanziale incapacit� di riempirlo. Anche perch� nessuno ha mai chiarito come possa riconvertirsi un capoluogo.
Catanzaro si avvicina al suo capolinea, perch� trent�anni di rendita di posizione non hanno prodotto niente che sia spendibile. Non abbiamo una classe dirigente ma una burocrazia vecchia e spesso corrotta, non abbiamo uno straccio di classe imprenditoriale ma solo costruttori di palazzi e proprietari di supermercati, non abbiamo una banca, non abbiamo una elit� culturale che ci rappresenti, che ci racconti, che sia capace di immaginarci.
Agazio Loiero � il curatore fallimentare di questo disastro. L�ultimo dei potenti catanzaresi amministra dal vertice della Regione il dissesto che si para ai nostri occhi, riparte gli spiccioli rimasti e gestisce il declino. Chi ha vissuto di pane e politica gli affida il suo futuro, i cuoricini della citt� si aggrappano alle sue vesti sperando di essere traghettati nelle stanze che contano, ma chi spera in un�idea che possa svegliare la bella addormentata deve guardare da un�altra parte. Loiero � uguale a tutti quelli venuti prima di lui, solo vestito meglio e con qualche lettura in pi�, e come loro si dedica all�amministrazione e alla riproduzione del suo personale potere. Loiero � il passato, � il declino, � quello che � gi� stato.
Catanzaro capoluogo non � pi� in grado di attrarre niente, perch� non � diventato un punto di riferimento, perch� non produce niente, perch� ha perso tutte le sue scommesse. Il problema non � �Perch� l�ufficio dogane va a Reggio Calabria?�, il problema � �Perch� l�ufficio dogane dovrebbe venire a Catanzaro?� E subito dopo, quale futuro possiamo costruire senza l�ufficio dogane, la scuola di magistratura e via dicendo?
Se la bella addormentata avesse voglia di svegliarsi, forse sarebbe l�ora di spiegarle che quest�anno abbiamo perso con
Se c�� una citt� che in trent�anni di autonomia regionale � riuscita a crescere quella � Cosenza. L�unica in cui il continuo affluire di somme enormi ha prodotto una crescita civile, una classe culturale, una idea di sviluppo. Partiamo da l�, partiamo alla consapevolezza che una delle poche possibilit� che abbiamo � trattenere qui i nostri cervelli e possibilmente attrarne di nuovi. Dunque, universit� e poi possibilmente centri di ricerca e formazione di alto livello, ma anche cultura in tutte le sue forme, magari un museo della memoria democratica che salvi e valorizzi gli atti di Piazza Fontana e la lotta alla mafia. Poi tornare a guardare il nostro mare, per scoprire che ad oriente � ancora tutto possibile, che la fascia jonica cerca un centro di riferimento e che oltre il mare c�� un mondo che cerca una sponda. E poi sperimentare, aprirsi alle nuove tecnologie per produrre energia da vendere, essere all�avanguardia e ribellarsi al destino da consumatori che altri hanno disegnato per noi.
Se per immaginare una nuova Catanzaro occorre rinunciare alla vecchia � giunto il momento di farlo. Che ce ne facciamo di una denominazione capoluogo della Calabria se da essa non viene niente? Che ce ne facciamo dei fondi comunitari se essi vengono ripartiti tra gruppi limitati di persone e servono a comprare la loro fedelt� al politico che li gestisce?
La bella addormentata non ha un principe che verr� a svegliarla, occorre urlare forte. Tutti insieme.
http://www.altracatanzaro.it/default.asp
Kisses!!!bambinadallospazio
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